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Critical review of studies on the representation of architecture and use of the image in science and art
Gisella Vismara

Lucio Saffaro

Dipinti-1954-1997

Publisher Bononia University Press

Bologna – 2016

288 pages

Isbn: 978-88-6923-087-5

https://buponline.com/

Aveva un grande sogno Lucio Saffaro. Sogno da matematico e da artista. Saffaro era prima di tutto un artista, un artista della geometria nel solco dei grandi del Rinascimento, in primis Piero della Francesca. Un artista che ha dipinto poliedri con colori grigi, gialli, azzurri. Non era un pittore dell’astratto-geometrico: quei solidi sono l’universo molto concreto – reale – in cui Saffaro ha vagato per tutta la vita d’artista, raccontando il suo viaggio verso l’infinito e la perfezione. Ha scritto Renato Barilli nel catalogo della mostra antologica del 2004: «Era un grande affabulatore, in cui tutto quel repertorio apparentemente asettico di schemi geometrici in realtà nel suo uso funziona come una serie di nuclei di storie mirabili, pronte ad allacciarsi tra loro per il nostro diletto».

Un universo astratto in cui l’emozione trattenuta, quasi volutamente raggelata, riemerge con eleganza. Visitatori da un altro mondo in cui le regole le fissa l’artista creatore. L’universo di Saffaro è il mondo della luce, del colore primario, della geometrica perfezione; un platonismo rinascimentale in cui non si deve riconoscere l’artefice.

Aveva fatto una straordinaria scoperta scientifica, Saffaro. Era attribuita a Keplero (1619) la scoperta di un nuovo solido, il dodecaedro stellato, un dodecaedro su ognuna delle cui facce è applicata una piramide regolare. Tuttavia l’immagine di quel solido, realizzata a mosaico, compare già sul pavimento della Basilica di San Marco a Venezia: è attribuita a Paolo Uccello, che l’avrebbe realizzata mentre si trovava a Venezia nel 1425-30. Della presenza del solido stellato si accorse Saffaro nel 1970, e gli parve incredibile che nessun matematico lo avesse considerato prima (l’immagine del dodecaedro stellato è divenuta famosa nel 1986 perché è stata scelta – su indicazione dello stesso Saffaro – come simbolo della Biennale di Venezia).

Ecco finalmente pubblicato il catalogo di tutti i suoi dipinti Lucio Saffaro: dipinti della fondazione Saffaro e di collezioni italiane 1954-1997 (Bononia University Press, 2015), a cura di Gisella Vismara. Per finalmente rispondere a quel grido finale che conclude uno dei tanti suoi scritti: “Nominatemi sempre”.

Review by
Michele Emmer

Michele Emmer

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